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Il percorso psicoterapeutico: libertà e individuazione

una colomba rompe le maglie di una gabbia mentre un'altra resta dentro

L'uomo, diceva Freud, ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po' di sicurezza ("Il disagio della civiltà", 1929). Gli fa eco Fromm ("Fuga dalla libertà", 1941) quando afferma che l'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre-individualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere [...] la libertà lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente. Questo isolamento gli è intollerabile e l'alternativa che gli si presenta è la seguente: o sfuggire dal peso di questa libertà verso nuove dipendenze e sottomissioni, o progredire verso la piena realizzazione della libertà positiva.

Ciò che più spesso viene apprezzato con enfasi e gioia da chi ha compiuto un percorso psicoterapeutico è il fatto di essersi liberato/a da condizionamenti che lo imprigionavano senza nemmeno che se ne accorgesse. Condizionamenti derivanti dal passato, dalla sua storia personale e famigliare e che tuttavia continuavano ad agire nel presente sotto la soglia della consapevolezza. Condizionamenti che lo portavano a seguire una strada preconfezionata fuori da sè, da altre persone, altri eventi, altre esperienze, subordinando la sua vita a fini extrapersonali, mentre eludeva il compito fondamentale di ogni essere umano, ossia conoscere se stesso, domandarsi cosa volesse, quali fossero i suoi gusti, le sue esigenze e bisogni, i suoi talenti e facoltà e, alla luce di tutto ciò, adoperarsi per realizzare se stesso. Il percorso psicoterapeutico si configura così come una nuova nascita, o meglio come un accompagnamento nel processo di individuazione (v. Mahler) che, per vari fattori, è rimasto irrisolto. Un percorso faticoso, che comporta l'assunzione di responsabilità, l'accettazione ma anche un nuovo e più maturo modo di intendere il concetto di libertà, fatta di equilibrio tra autonomia e attiva solidarietà. Individui con tale disposizione non sono, come si potrebbe pensare, egoisti, perchè l'egoismo è il contrario dell'amore di sè e rappresenta una forma di avidità, per sua natura insaziabile e insoddisfacente (semmai puntellata di beni materiali, prestigio, fama, potere e distrazioni varie). Al contrario, hanno fede in sè e nella vita e sono in grado di amare attivamente, perseguendo il fine di agevolare la felicità, lo sviluppo e la libertà dell'altro.


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