Ringrazio il dr. Marco Cosentino che, leggendo una sua recente riflessione, mi ha dato lo spunto per occuparmi di questa variante della fobia sociale. L'acronimo sta per "fear of missing out", ossia paura di essere tagliati fuori. Essa, sebbene non sia elencata nel dizionario diagnostico internazionale DSM, condiziona significativamente il funzionamento quotidiano e il benessere psico-fisico degli individui che temono che non partecipare a qualcosa, non condividere le idee e i comportamenti adottati dalla maggioranza delle persone del gruppo sociale di riferimento sia profondamente e aprioristicamente sbagliato e causa di danni. Per questo fanno di tutto per essere continuamente in contatto con le altre persone.
Questa fobia ha visto ovviamente un'esplosione in frequenza e intensità a partire dalla diffusione dei social media, che si alimentano proprio sull'atavica paura dell'essere umano, "animale sociale", di essere escluso. Del resto, ognuno di noi ha sperimentato da bambino questo basilare bisogno degli altri quando, incapace di provvedere a se stesso per le funzioni fondamentali, ha avuto coscienza di quanto la presenza degli altri fosse essenziale per la sua stessa sopravvivenza. Questione proprio di vita o di morte, insomma.
Essa si compone di due elementi strettamente interrelati:
l'ansia che gli altri possano avere esperienze piacevoli o addirittura straordinarie in propria assenza
la pressione ad essere sempre in contatto attraverso la rete social.
La FOMO è dunque strettamente correlata alla dipendenza da smartphone e, più nello specifico, si caratterizza quindi per:
iper-controllo compulsivo dello smartphone;
necessità di essere costantemente connessi;
incapacità di trattenersi dal leggere eventuali notifiche.
Controllare i social, aggiornare internet e "dare un'occhiata al telefono" vengono quindi ad essere i comportamenti compulsivi che si fondano sui pensieri ossessivi di essere tagliati fuori e che sono volti a placare l'ansia correlata. Questa a sua volta fa eco a stili di attaccamento insicuri, in cui la distanza interrompe la relazione e fantasmaticamente danneggia sè o l'altro.
Raramente la persona che soffre di questa fobia sociale ne è consapevole, anche perchè controllare sempre il proprio smartphone è diventato un comportamento normalizzato. Senza contare che può essere sfruttata anche da campagne di marketing più o meno esplicito.
Il percorso psicoterapeutico è indirizzato a facilitare una consapevolezza delle proprie emozioni, potenziare l'autostima e ridurre il confronto sociale e accettare il distacco e la solitudine, tollerandone gli aspetti angoscianti senza ricorrere a comportamenti consolatori e compensatori. Ciò consentirà di sviluppare un sano grado di autonomia e seguire le proprie decisioni senza essere condizionati da ciò che fanno e vivono gli altri.
Se pensi di avere anche tu questa fobia sociale, contattami.
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