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Immagine del redattoreclaudia colombo

L'educazione emotiva parte I

Aggiornamento: 16 set



bambini e bambine felici che fanno le bolle di sapone

E’ stato dimostrato un migliore funzionamento cerebrale nei figli cresciuti in famiglie caratterizzate da una buona sintonizzazione emotiva e, parallelamente, un buon sistema di regole (Schiralli – Mariani).

E’ molto bella la parola educare. Essa deriva da e-ducere, che significa condurre fuori. E per farlo senza perdere la rotta occorre, ovviamente, che ci sia una guida, dei punti di riferimento solidi. Sono necessarie, dunque, delle regole nell’educazione dei bambini, che possano aiutarli a crescere e sperimentare, fornendo loro un contesto sicuro in cui muoversi. L’obiettivo dell’educazione non è la sottomissione, ma la crescita di un bambino sereno, che diventerà un adulto autonomo e rispettoso di sé e degli altri. 

I bambini non vanno terrorizzati, ma educati a crescere bene. E per far questo ci vuole una buona organizzazione educativa e la capacità di correggersi.

“Nostro figlio non è una marionetta fatta per rigare dritto con le persone che più ama al mondo: i suoi genitori. Se lo rispettiamo, non obbedirà ciecamente agli ordini, ma sarà felice di collaborare con noi“ (D. Novara)

In un mondo veloce come il nostro, i concetti di desiderio e attesa sembrano venire meno. Tutto deve essere ottenuto subito, senza sacrifici. Complice la frenesia della quotidianità, spesso si cede anche per i sensi di colpa. Molte volte, infatti, si vorrebbe stare di più con i propri bambini. Per questo, quando si sta insieme, sembra brutto vietare loro qualcosa o proibire qualche attività. Dire No ai bambini, quindi, diventa molto difficile. All’estremo opposto, ci sono genitori che vietano tutto, a priori. Anche con troppe proibizioni, però, la situazione diventa ugualmente controproducente. Occorre dire No ai bambini in maniera equilibrata. Questo significa dire No ai bambini solo quando è necessario. E, soprattutto, solo quando l’adulto è in grado di mantenersi fermo nella propria posizione.

Il rischio principale associato a un ridotto utilizzo dei “no” riguarda l’apprendimento di un modello di rappresentazione del mondo esterno caratterizzato dal naturale, immediato e incondizionato soddisfacimento dei propri bisogni. Stili genitoriali eccessivamente permissivi impediscono ai figli di fare esperienza del “no” all’interno dell’ambiente familiare e dunque di un contesto protetto. Concedere tutto non aiuta a imparare a gestirsi da soli. Dire No ai bambini, infatti, aiuta a promuovere l’autonomia reale, perché guida i piccoli nelle scelte e li sostiene nel responsabilizzarsi. In tal senso il procrastinarsi della gratificazione consente l’apprendimento di strategie cognitive e comportamentali per soddisfare attivamente le proprie esigenze. Al contrario, la costante gratificazione che non fa che alimentare il senso di scarsa adeguatezza personale ed impedire il progressivo maturare di competenze cognitive e psicosociali fondamentali per l’autonomia.

Dire No ai bambini, quando è necessario, è molto importante. Ciò, infatti, aiuta a creare una cornice rassicurante, in cui i piccoli possono muoversi. Avere delle regole e doverle rispettare è fondamentale per crescere in maniera serena ed equilibrata. Dire No ai bambini pone il limite, ed è compito dei bambini imparare a rispettarlo.

Allo stesso tempo, però, il No è utile proprio perché i bambini possano sfidarlo. E questo è particolarmente importante soprattutto in alcune fasi della crescita. E’ un modo che i bimbi hanno per vedere fino a che punto si può arrivare. La mancanza di un contenimento, al contrario, crea nel piccolo una sensazione di vuoto e di disorientamento, che lo porta a non avere riferimenti.

Anche se al momento del No può scaturire una piccola frustrazione, quindi, in realtà esso diventa fondamentale per il piccolo e per il suo sviluppo.

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