Sicuramente l'adolescenza è una fase della crescita turbolenta, tant'è che nelle culture rurali, antiche o tribali sono sempre stati presenti riti di passaggio dall'infanzia all'età adulta. Un rito ha precisamente lo scopo di contenere, grazie a regole codificate, l'ansia e la disgregazione altrimenti sperimentate. Nella società occidentale moderna, questi rituali sono scomparsi, ma non lo è lo sconvolgimento fisico, psichico e sociale associato alla fase adolescenziale. Il corpo cambia in modi improvvisi e che sfuggono totalmente al proprio controllo e desiderio. Il ruolo sociale si modifica, così come le aspettative.
Diversi sono gli assi cui occorre fare riferimento per comprendere questa età sfuggendo alle banalizzazioni:
onnipotenza/impotenza
sicurezza/insicurezza
disinvestimento/iperinvestimento
dipendenza/indipendenza
competizione/rinuncia
Gli adolescenti tendono a muoversi su queste dimensioni in modo privo di fluidità, sperimentando gli estremi e vivendo perciò un disorientamento generalizzato ed ansie prestazionali specifiche.
E' necessario che gli adulti sappiano offrire ai giovani un punto di riferimento forte, fermo, mentre loro si muovono. Fondamentale altresì che abbiano riflettuto sulle proprie aspettative, così da evitare di far vivere ai propri figli la scelta comunque perdente tra deludere le aspettative del genitore perchè diverso da quanto atteso oppure conformarsi tradendo se stesso. L'adulto è chiamato ad essere credibile, capace di porsi in ascolto della verità soggettiva dell'adolescente, e ad offrirgli uno specchio di mentalizzazione (la capacità di dare un nome ai propri ad altrui vissuti), prestandogli mente e parole.
Teniamo presente che l'adolescente tende ad agire nel corpo i propri deficit di mentalizzazione attraverso disturbi del comportamento alimentare, abuso di sostanze, self-cutting (autolesionismo), idee e atti suicidari o fobia sociale come ritiro del corpo dalla scena pubblica. Un corpo iper-esposto fin dall'infanzia ed ora ultimo baluardo di potere, in assenza di una sana esperienza del limite. L'attacco al corpo più che dal senso di colpa come nel passato, sembra essere mosso da una furia narcisitica e dalla vergogna di non essere all'altezza degli ideali: la paura è di essere brutti, non cattivi.
In una società narcisistica come la nostra, che connota la separazione come un atto traumatico che riattiva angosce primordiali di vuoto e abbandono, particolarmente critico risulta muoversi nella dimensione dipendenza/indipendenza, che richiede invece uno spazio mentale sicuro in cui separarsi. La dinamica narcisistica è peraltro centrale nel processo identitario dell'adolescente, che rimette in discussione i modelli del passato (i.e. genitoriali) e li sostituisce con modelli gruppali, vivendo nel frattempo una fase di grande vulnerabilità.
La rete, oggi imprescindibile, ha creato un mondo altro, flessibile, che supera i limiti dello spazio e del tempo e favorisce l'onnipotenza immediata, non aiutando a contenere i limiti del narcisimo. Ciò ha aumentato i tempi di permanenza sui social (stabili per quanto riguarda i videogiochi) e quindi la sedentarietà, il cyberbullismo. Dati ufficiali del 2022 attestano un aumento nazionale del 5/10% di accessi al pronto soccorso. Aumenti consistenti dei disturbi del comportamento alimentare, self cutting, tentati suicidi e fobia sociale. Sono numeri importanti, che chiamano gli adulti ad intervenire per offrire sostegno e tutela alle nuove generazioni.
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