... Riflettevo i giorni scorsi proprio sull'inevitabilità di eventi traumatici piccoli o grandi (se può avere senso utilizzare tali aggettivi, laddove un trauma è sempre "grande" perchè per definizione supera le capacità dell'individuo di farvi fronte) nel corso della vita di ognuno di noi. Se escludiamo i bambini, che dipendono dalla capacità delle figure di riferimento anche per contenere e dare un significato ad eventi che possono altrimenti e più facilmente sopraffarli, ciò che fa la differenza non è l'assenza di eventi traumatici, quanto piuttosto la possibilità di accogliere quanto accaduto, narrarlo, significarlo e farne parte della propria storia unica e irripetibile, trasformarsi anzichè usare le proprie energie nell'illusione di ripristinare lo status quo antecedente e abbandonare sterili tentativi di negazione o infruttuosi schemi di ripetizione.
Ovviamente, perchè ciò sia possibile, è necessario averne fatto esperienza nel corso della propria vita grazie alla saggia guida ed esempio di figure di accudimento ( o loro sostituti) oppure tramite un percorso individuale di consapevolezza e conoscenza di sè.
"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato" (H. Murakami)
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